Bello rivederti, Istanbul

“Non so dirvi quanto sia durata la mia permanenza in questo ristorante. Ed è inutile dirvi “come ho mangiato” e non è nemmeno quello che sento di volervi esprimere a valle di questa esperienza. Voglio però raccontarvi che, uscendo dal ristorante, mentre camminavo verso la vicina Moschea Blu più che sazio, mi sentivo rigenerato, più che soddisfatto da quello che doveva essere solo uno dei miei pranzi a Istanbul sentivo dentro di me qualcosa di diverso che non esagero a definire addirittura come felicità.”

Con queste frasi si concludeva un mio post dello scorso aprile, in cui vi avevo parlato di una delle cene più incredibili della mia vita (e credetemi, ho degli standard di valutazione parecchio “challenging”) in un ristorante della città. Vi raccontavo lo strano stato d’animo di quei minuti mentre tornavo a casa. Ricordo, nella mia testa, l’altalenarsi di un mix di emozioni, alcune non bellissime derivanti da alcuni problemi personali che stavo vivendo, altre positive e suffragate dal tepore primaverile alla sera sul Bosforo. Ricordo quanto, l’accoglienza e la vivacità turca, in quei giorni di Aprile mi furono comode e utili compagne di viaggio.

Di nuovo

Ebbene in questi ultimi giorni mi è capitato di passare di nuovo da Istanbul, di ritorno da alcuni giri di lavoro in Turchia. E rivederla è stato bello e diverso allo stesso tempo. Bello perché questa incredibile città come poche metropoli al mondo (mi vengono in mente solo New York e Shangai) ha una vivacità tale da non darti mai la sensazione del “già visto”. Quando ci ritorni ti sembra in realtà di essere lì per la prima volta.

Ed è stato diverso perché, differentemente dall’altra volta, il mio stesso approccio a Istanbul è stato più sereno, rilassato, anzi direi proprio divertito. I pensieri dell’altra volta sono andati via, cancellati dalle confortanti certezze di questo mio presente che amo, che adoro. Per dirla in termini fotografici, è come se questo mio nuovo soggiorno a Istanbul sia stato fotografato sotto una nuova luce, più luminosa e pieno di brio.

Nuova luce in Istanbul

Sapete non è stato facile per me aspettare questa nuova luce; immagino non lo sia per nessuno. Ma devo dire che questa volta la mia pazienza e perseveranza sono state oltremodo compensate per i mesi non facili vissuti sin qui.

Il peggio è passato ed io col passato tendo ad essere di poche parole. Mi interessa poco rielaborarlo o tirarlo fuori. Per indole tendo sempre a guardare al futuro. E da questa finestra sul Bosforo, da cui ora vi scrivo, il mio futuro come è? Al momento ha dei colori bellissimi, delle sensazioni bellissime, come bellissimi sono gli odori e i sapori di questi giorni a Istanbul. E questa volta, tra passato e futuro scelgo di rivolgere l’obiettivo virtuale della mia anima al solo presente. Senza guardare troppo più avanti dei miei passi.

Hic et Nunc

“Hic et Nunc” , qui e ora, dicevano i latini. Ecco, oltre a “viaggio quindi sono”, per un po’ voglio vivere queste tre parole latine come un mantra che da il tempo alle mie giornate, ai miei progetti; un mantra che spero mi possa anche aiutare, quando necessario, a dare il giusto peso ai dispiaceri e ai fallimenti che inevitabilmente verranno più avanti perché, si sa, fanno parte della vita come parte del pacchetto.

Ma, “hic et nunc” decido di godermi Istanbul e il suo abbraccio di amica affezionata. Dinamica e indaffarata, ma sempre contenta di rivedermi.

Guardami ora Istanbul, sorrido di nuovo, sorrido ancora.