Venezia. Quando ho iniziato a scrivere il testo di questo post ho pensato che anche solo il nome “Venezia”, magari nella sua pronuncia inglese “Venice”, potesse bastare. Sì perché, fateci caso, dire Venezia significa dire tutto. Basta far risuonare il nome ed ognuno di noi fa girare nella sua testa quel tourbillon di immagini, sfondi, alcuni (per chi ci è stato) visti dal vivo, altri visti in cartolina (si diceva un tempo), su internet ai tempi moderni. La mia Venezia, o meglio, la mia ultima Venezia, è stata però qualcosa di diverso dalla classica idea di Venezia che normalmente la gente ha in testa. Prima di tutto perché non era certo la prima volta che ci andavo. Non ho quindi avuto quell’effetto sorpresa dei novellini che guardano sbalorditi il Canal Grande. Ci sono già stato diverse volte qui a Venezia, ed a Venezia ho dedicato anche una delle gallerie di foto che potete trovare qui sul mio sito.

Ma questa Venezia, quest’ultima Venezia, ha avuto un sapore tutto diverso dalle precedenti. Sapete, per me i viaggi assumono un sapore particolare a seconda anche del momento storico (mio personale, ben intesi) che sto vivendo. Ecco perché la Venezia che ho vissuto nelle scorse settimane non poteva essere uguale alla Venezia delle altre volte. L’ultima Venezia è stata un po’ quella della rinascita. Che poi è quasi un controsenso visto che Venezia è solitamente una città malinconica: nel sud Italia si dice “è triste Venezia”. Ma non la mia, o almeno non la mia ultima. La Venezia di questa mia tornata del 2023 è stata un grande momento di rinascita personale e fisica. È stata innanzitutto un regalo che ho voluto fare a me stesso. Cosa che non faccio poi così spesso visto che da padre e imprenditore, in cima ai miei pensieri ci sono sempre gli impegni, le responsabilità, le scadenze.


Ma in quest’ultima Venezia ho voluto provare a fare qualcosa di diverso, regalandomi innanzitutto uno sfizio, quello di viaggiare in un aereo tutto per me. Mi verrebbe da dire “una esperienza che consiglio a tutti” ma comprendo che risulterebbe offensivo, quindi mi limito a dire che è una esperienza che “auguro a tutti” di vivere almeno una volta della vita. Se poi col vostro jet privato riuscite addirittura, come è stato nel mio caso, a sorvolare anche una delle città più belle al mondo, allora avete fatto bingo.

Venezia, il jet privato, la super compagnia di cui mi sono circondato sono stati i tre ingredienti di quelli che, senza nemmeno pensarci troppo, posso annoverare tra i giorni più belli della mia vita. Perché ho visto cose belle, perché ho fatto cose belle, perché ho frequentato persone belle, e perché, cosa più importante di tutte, ho riso tanto. E ne avevo bisogno. E me lo meritavo.

Ho passato così tanto tempo negli ultimi tempi a guardarmi indietro, a rianalizzare il passato, a (ogni tanto) crocifiggermi (quasi sempre senza motivo) per il fatto e il non fatto, il detto e il non detto, che questi giorni a Venezia mi sono sembrati come quel momento in cui riemergi dal fondo del mare proprio nel momento in cui i tuoi polmoni ti dicono che non è possibile resistere più senza ossigeno. Ed io questo ossigeno di Venezia l’ho respirato a pieni polmoni. Ma non solo. Mentre ero in mezzo a questa meraviglia internazionale, una meraviglia in cui natura e uomo si sono messi in società per creare qualcosa di incredibile ed inimitabile, ebbene, mentre ero li ho pensato che quell’aria fresca, quel vento di novità, quel nuovo ossigeno avrei voluto continuare a sentirli anche una volta andato via da Venezia.


Così sono nati nuovi progetti di viaggio, nuovi entusiasmi di cui, come sempre, vi racconterò su questo blog. Per ora vi basti sapere che ho ripreso a scrivere, e non mi riferisco tanto e solo a questo blog, quanto alla mia vita. Ho ripreso la penna in mano, ho di fronte a me un nuovo foglio bianco, ho acceso riacceso la lampada sul tavolo e, sono pronto, a scrivere nuovi capitoli di una storia unica ed incredibile, la mia.