Vi siete mai chiesti a cosa serve diventare ricchi? Tanti, credo forse tutti (tolto qualche eremita tibetano) nasce e cresce con l’obiettivo di diventare se non ricchissimo, almeno un po’ più ricco di come era “in partenza” della sua vita. E siccome tutto il mondo marcia in questa direzione è normale che chi, come in parte il sottoscritto, ha raggiunto un innegabile stato di benessere economico, venga visto con invidia, perché “lui ce l’ha fatta”. Sarà anche vero, ma tu, tu che mi stai leggendo in questo momento e che magari, almeno in qualche piccola parte del tuo cuore, anche tu, sogni di diventare ricco quanto e più di quello che posso essere io, tu, rispondimi onestamente, perché vuoi diventare ricco, a cosa ti serve?


Vi assicuro che quella appena posta è una domanda tutt’altro che banale. Non stiamo parlando del solito dilemma se “i soldi danno o no la felicità”, non mi interessa parlarne e comunque, allarme spoiler, tenetevi forti, non sarà un conto in banca spropositato a rendervi felici, fidatevi delle parole di un amico. La mia domanda è un’altra: a cosa vi serve essere felici? E non rispondetemi vi prego, con frasi tipo, per arrivare a fine mese, per pagare le bollette, togliermi gli sfizi etc, perché, ed anche di lì ci son passato, non serve essere ricchi per potersi permettere queste cose. Per quelle basta un minimo di benessere economico e una capacità di spendere.


Quindi cari miei, avete in mente, ben chiaro, il motivo per cui vorreste diventare ricchi? Sapete, dovete pensarci, e farlo presto, perché non voglia mai il caso che ad un certo punto ricchi lo diventate per davvero ma nel frattempo non vi siete ancora chiariti su cosa farne della vostra ricchezza: rischiereste o dissiparla velocemente in inutili rivoli, o al contrario di vivere senza sapervela godere per la paura di non spendere nemmeno un euro. Perché è così che succede, sapete?
Io? Io ho ben chiaro nella mia testa il motivo per cui ho cercato da subito di uscire da ambiti lavorativi standard, che magari mi promettevano uno stipendio sicuro a fine mese, ma che d’altro canto non mi offrivano nessuna opportunità di crescita personale ed economica. Io questa ricchezza sin da subito me la sono andata a cercare con, chiaro in testa, che il giorno in cui l’avessi raggiunta, l’avrei utilizzata sì per regalare felicità a chi mi circonda, e solo il cielo sa se ci sono riuscito, ma anche e prima di tutto per esaudire i desideri del “Roberto bambino”.

Lo so che la cosa potrebbe risultarvi molto “Pascoliana”, e forse lo è, e chisse ne frega dopo tutto. Io ho sempre sentito di dovere qualcosa a quel bambino cresciuto con poco, pochissimo direi, per strada a Roma, e a quel bambino ho deciso di regalare i suoi sogni, seppure in modalità molto differita a livello temporale. Ma fa niente se ci sono voluti 30, 40 o 50 anni per realizzare i suoi desideri più profondi. La verità è che quelle volte che, a distanza di tempo, ho realizzato un qualche suo desiderio è come se l’avessi sentito di nuovo sorridere; e se i sorrisi dei bambini sono belli, immaginate quanto possano essere belli il sorriso del vostro “se” bambino. Ogni volta che, viaggiando, ho raggiunto i posti più incredibili del mondo, l’ho sentito sorridere. Ogni volta che mi sono regalato esperienze che sarebbero state inimmaginabili quando ero piccolo, l’ho sentito sorridere ancora. Ed anche ora che guido la mia Ferrari sul circuito di Varano, il Roberto bambino sta sorridendo; sta ridendo come un pazzo quasi singhiozzando, e il fragore del suo sorridere è tanto forte quanto l’urlo della 296 GTS spinta oltre i 300 km orari, una macchina fantastica che presto entrerà nella mia collezione insieme alla F8 Tributo che già mi scorrazza in giro per l’Europa.

Capite ora perché ho voluto raggiungere questa posizione nella società? Se vedendomi, per strada (o vedendo qualche altro “bambino” come me) in Ferrari crederete che il mio, il nostro, sia un esercizio di ostentazione o, un riempitivo di qualche vuoto interiore, beh siete completamente fuori strada. Voi mi vedete, ci vedete da “fuori” guidare, e sentite solo il rombo delle nostre fuori serie. Ma se voi potesse sentire quello che noi in quel momento proviamo “dentro”, sentireste la risata di un bambino che, con tanta pazienza, dopo tanti anni ha vissuto il suo sogno. E sapete qual è la cosa più bella? E’ che, credetemi, ne ha ancora molti altri da realizzare…