Perdersi, Coraggio e Felicità
“Finirai per trovare la tua strada, se prima avrai il coraggio di perderti.” T. Terzani
Sì, lo so cosa state pensando. Che questa frase l’avete vista già chissà quante volte su blog e meme che girano su internet, e che mi potevo sforzare di trovare qualcosa di più originale. Ma perché cercare di migliorare qualcosa che è già perfetto? Perfetto per quello di cui vi voglio scrivere in questo post, il fascino di perdersi. Non so se vi è mai capitato, magari durante un viaggio all’estero, di avvertire ad un certo punto di esservi completamente persi. È una sensazione forte che in molti, credo nella maggior parte delle persone, finisce per incutere paura, panico. Per me invece il perdersi ha un retrogusto eccitante. Anzi, a dirla tutta, il viaggio diventa vero proprio quando, per errore o perché ce la siamo andati a cercare, ci perdiamo. Quando ci si perde cadono i punti di riferimento, non ci sono schemi o direzioni da seguire. Si è soli. Ma si è anche tremendamente liberi, e quando c’è libertà c’è opportunità. È in quel momento che si presentano le possibilità di tracciare percorsi che non avremmo mai calcato, di vedere e visitare luoghi che, se avessimo seguito i tour turistici ufficiali, non avremmo mai conosciuto. Quando si è in viaggio e ci si perde si impara anche un’altra cosa molto importante che è quella di affidarsi agli altri; come uscire da un dedalo inestricabile di sterrati sulla costa marocchina (giusto per farvi un esempio che conosco) se non si ha l’umiltà e la fiducia di chiedere aiuto ai beduini?
Perdersi
Perdersi da libertà. Perdersi ci insegna ad affidarci agli altri. Ma perderci ci aiuta a conoscere noi stessi. Quando siamo persi siamo soli con noi stessi, ed è lì che misuriamo le nostre paure più recondite, per intenderci, quelle che ci portiamo senza saperlo sin da quando siamo bambini e che riemergono in queste situazioni estreme; ed è quando ci perdiamo che misuriamo anche la nostra capacità di reagire a queste paure, ed in generale, agli ostacoli che la situazione ci sta ponendo dinnanzi. Ecco dunque che il viaggio, e le sue situazioni (in questo caso il perdersi), si rivela ancora una volta una scuola di vita e, ciò che accade nel viaggio, altro non è, se non un’allegoria di quello che avviene nella vita di tutti giorni, quella fatta in città che conosciamo, in uffici che conosciamo, in rapporti umani che conosciamo. Anche nella vita di tutti ci si può perdere. Non a livello geografico, ma a livello personale. Possiamo sentirci persi perché magari ad un certo punto chi ci è vicino va via e iniziamo a sentirci soli, spaesati. O possiamo perderci volontariamente quando abbondoniamo i sentieri già tracciati della vita; quelli del “socialmente accettato”, del politicamente corretto, dell’etico, del rispettabile. Ci si può perdere anche da essi. Ma che ci si sia persi perché abbandonati o per scelta la chiave comune che ci tira fuori da queste situazioni è il coraggio.
Da Manzoni a Tucidide
Serve coraggio per scegliere di perdersi (caso attivo) e serve coraggio per uscire fuori da situazioni perse (caso passivo). Già, il coraggio. La più antidemocratica delle qualità personali. Chi ne ha tanto e chi, come il Don Abbondio del Manzoni, non ce l’ha e non se lo può dare. Ma si può coltivare, proprio come si possono coltivare i fiori del proprio terrazzo e i frutti del proprio orto. Tutti possono iniziare a coltivare il proprio coraggio attuando via via scelte sempre più consapevoli nella propria vita, e sempre più attinenti alla propria volontà e non a quello che la società chiede loro. È quando l’individuo emerge sulla società che si manifesta il suo coraggio. E sapete qual è un effetto collaterale del coraggio? La felicità. Nel momento stesso in cui si impara a vivere la propria vita con coraggio, accettando il rischio di sbagliare e di “perdersi”, e fregandosene del giudizio esterno, in quel momento, la felicità inizia ad affiorare attraverso cose grandi e piccole nella nostra esistenza, come carboni ancora ardenti che riemergono sotto la cenere e mostrano un calore che non ci aspettavamo. Straordinario vero? Beh, sapete, a dirla tutta non mi sto inventando niente di nuovo. Già duemila anni fa, infatti, Tucidide ci insegnava che “Il segreto della felicità è la libertà, e il segreto della libertà è il coraggio”.