La ricerca della felicità

Ogni sera prima di addormentarmi faccio un esercizio mentale che raccomando a tutti. Faccio il punto sulla giornata che sta finendo e provo capire se sono state felice, quanto e quando lo sono stato e quali, se no, sono stati i problemi che mi hanno portato ad essere infelice. E sapete qual è la lezione più dura che ho imparato? Che tutto ciò che davvero mi rende felice mi è arrivato gratis, e ciò che mi manca per essere felice non può essere acquistato. Una lezione ineccepibile da un punto di vista etico: ma difficilissima da accettare, soprattutto per me. Sapete, quando si raggiunge un certo livello di benessere economico, lo ammetto, subentra in noi uomini una sorta di sindrome di onnipotenza, ovvero quella che deriva dalla sensazione che tutto nella vita possa essere in qualche modo acquistato. Ma diamine non è così. Cose come la felicità, i sentimenti, la serenità, la soddisfazione e la realizzazione, non sono beni sul mercato. E il guaio è, mi rendo conto, che non tutti lo abbiamo capito. Guardandomi intorno vedo che tante, troppe persone, che vivono ogni santo giorno vite che, definire di merda sarebbe eufemismo, per raggiungere un benessere materiale sul quale puntano tutte le loro fiches di felicità. Pensano che saranno felici quando otterranno l’aumento a lavoro, quando compreranno la casa che hanno visto in agenzia e per la quale si indebiteranno a vita (facendo in moco che l’aumento di cui sopra non serva più a nulla), o quando acquisteranno un’automobile più grossa. E così faticano come muli, vivendo la vita a testa bassa per non scoraggiarsi guardando il loro traguardo lontano. Se sono fortunati magari un giorno, dopo lunghe attese e fatiche lo raggiungono, ma, indovinate, non sono felici! Se lo sono è un’emozione che dura un momento, forse un giorno. Ma il successivo nuovi obiettivi, nuovi sogni chiederanno loro nuovi sforzi economici. È così via. Non è psicologia. È semplicemente il meccanismo del mondo consumistico. Non compro quello che mi serve, ma serve che io compri.

Aspirare

Per raggiungere l’agognata felicità a cui tutti diciamo di aspirare, dovremmo uscire da questa ruota che ci fa girare come criceti. Serve fare un passo di lato, non un passo indietro. Quello che basta per fermarci, guardarci intorno e, attraverso un forte atto di consapevolezza, capire cosa ci rende davvero felici. Non è un esercizio facile perché il prima citato consumismo tende a boicottare questo esercizio. Serve costanza nel capire cosa davvero ci rende felici, non è un qualcosa di banale ed automatico, e forse questo è uno dei motivi per cui c’è tanta gente infelice al mondo. Non è che non si sforzi di raggiungere la felicità. Semplicemente non sa come essere felice. Ed è qualcosa di tremendo. Io giornalmente cerco di coltivare questa mia ricerca della felicità. Ed ogni giorno imparo qualcosa di più sul mio cammino. Ho ad esempio imparato che la “mia” felicità è solo “mia” e quindi nessuno può darmi indicazioni su come raggiungerla: per questo ho imparato a fregarmene di quello che dice la gente, non solo di quelli che mi giudicano ma anche di quelli che, con spirito positivo, vorrebbero suggerirmi loro come trovare la mia felicità. Non funziona così. E’ un viaggio in cui sei solo tu a guidare.

Lezioni

Ho imparato che la felicità non è in quello che posso comprare. I soldi mi tolgono gli sfizi ma riempiono non solitudini e paure. Per questo insieme al mio conto corrente sto attento a nutrire le mie amicizie, soprattutto quelle che vedo più pure e disinteressate. Ho imparato a coltivare i miei interessi: in primis i viaggi e la fotografia, perché ho scoperto che, mentre mi trovo a preparare uno scatto con la mia mirrorless di fronte ad un panorama nuovo, di un Paese nuovo, sono felice, ed una rughetta del mio sorriso lo dimostra al resto del mondo. Ho imparato che malgrado gli alti e bassi voglio, devo e posso trovare la mia felicità nei sentimenti che l’amore è in grado di stimolare. È un flusso di emozioni incostante capace di portarti alle stelle e buttarti giù all’improvviso quando le cose non vanno bene. Ma sapete, in quel minuscolo istante in cui lo senti quell’amore, e soprattutto, lo senti anche ricambiato, in quel momento vorresti solo guardarti allo specchio col tuo sorriso migliore e ripeterti il titolo di un vecchio film che diceva: “chiedimi se sono felice”.