“Ho sorriso senza accorgemene, deve essere così che si ricomincia”.
Questa frase mi è capitata per caso, su internet, con la stessa casualità per cui camminando in un prato troviamo un quadrifoglio o alle volte ci ritroviamo sorpresi di fronte allo stagliarsi di un bellissimo panorama inatteso.È una di quelle frasi ad effetto che piacciono a me, poche parole dense di significato e, cosa più importante, parole che sembrano essere la sceneggiatura, in versi di poesia, della mia vita, almeno delle fasi attuali della mia vita.
Ricominciare. Imperativi come “riprendere il cammino” o “cambiare direzione” sono sempre stati presenti nella vita. Di solito non ho avuto difficoltà a raffrontarmi con loro, anzi, non lo nascondo, spesso il ricominciare magari da zero e in un contesto completamente nuovo, era fonte addirittura fonte di eccitazione. Ma non sempre il ricominciare si accompagna con una tale carica positiva. Spesso il ricominciare, al contrario, si contorna di paura. Perché non tutti i ri-inizi sono uguali. Alcuni sono più difficili degli altri. Personalmente i più complessi sono quelli successivi a situazioni che dentro di me percepisco e raffiguro come dei fallimenti personali.
Mi guardo indietro, vedo quello che è stato, i miei errori, e faccio fatica a rivolgere lo sguardo in avanti con rinnovata fiducia. La paura, dietro l’angolo, è quella di fallire di nuovo. Ri-fallire e ri-cominciare, due verbi antitetici che, mi rendo conto, nonostante la mia età, devo ancora imparare a coniugare correttamente non nella grammatica delle parole ma in quella della vita .Come ricominciare dopo un fallimento tanto devastante da averti tolto la fiducia in te stesso, nella tua capacità di giudizio e di auto amministrazione? È complicato. Molto più complicato di quando i fallimenti della nostra vita sono generati da altri. In quel caso è più facile ri-cominciare perché devi solo perfezionare quel processo interno di colpevolizzazione dell’altro e sei pronto.
Ma quando senti di essere in primo luogo tu la causa di un tuo precedente fallimento, come si fa a ricominciare? Non è facile rispondere a questa domanda, innanzitutto perché non c’è una risposta univoca; ognuno di noi ha capacità di autoanalisi, autoassolvimento e di reazione diverse. Il punto da cui credo si possa iniziare, un punto comune a chiunque sia dotato di un’anima umana è quello del perdono. Quello verso se stessi, il più complesso da esprimere. Una canzone dice “Perdona e dimenticherai”, ma io non ci credo perché, a proposito di grammatica della vita, il verbo dimenticare non appartiene al mio dizionario. Ma anche se non ci credo so che quando perdoni, senza accorgertene, inizi ad ammorbidire le ferite, e una ferita più morbida è una ferita che inizia a far meno male.
Quando ci si perdona è come se dessimo una carezza al nostro bambino interiore che in quel momento avrà imparato una lezione e si sentirà pronto per riprendere a crescere. Quando riusciamo ad autoperdonarci, cadono all’improvviso molti di quei pensieri di rivalsa, di vendetta che ci hanno accompagnato nei momenti più bui successivi al nostro fallimento. Ed è un passaggio fondamentale perché smetti di vivere per dimostrare qualcosa, e dimostri invece di vivere. Autoperdornarsi è complicato, ma è un passaggio doloroso e necessario per ri-cominciare a star bene. A darsi un’altra chance. Perché le chance non finiscono mai, e quando lo impariamo, quando davvero facciamo nostro questo concetto rispetto all’imprevedibilità della vita e di quello che ci può dare, quando riusciamo a farlo ecco che, come da frase di incipit, ci ritroviamo davanti allo specchio della nostra anima a sorridere senza magari sapere nemmeno il perché.
E a quel punto va benissimo così, cavalchiamo quel sorriso, celebriamolo, per quanto anonimo e inatteso, come fosse il più importante della nostra vita. Abbracciamolo quel sorriso inaspettato e lasciamoci guidare da lui; conosce la strada giusta, quella per tirarci fuori dalle sabbie mobili dei rimorsi, dei rimpianti, del odio, per portarci verso emozioni ed esperienze positive di cui la vita è piena. Potrà accadere, anche una volta che ci siamo autoperdonati e che siamo stati in grado di rialzarci, che, per qualche secondo, la nostra mente possa essere di nuovo offuscata di nuovo da pensieri negativi. È normale, è accaduto e accadrà ancora. Ma non lasciamo che questi pensieri abbiamo il sopravvento sul bello che in questo preciso momento la vita ci sta offrendo.
Siamo caduti? Ok. Abbiamo sbagliato? Ok. Capita. Ricapiterà. Ma non perdiamo altro tempo perché, come diceva Karl Barth “Nessuno può tornare indietro e ricominciare da capo, ma chiunque può andare avanti e decidere il finale.”