Il supplizio di Tantalo
Conoscete la storia del supplizio di Tantalo? Bene, se non la conoscete ve la racconterò in breve io ora, ma se anche non la conoscete state pur certi che più di una volta nella vista siete stati “Tantalo” anche voi. Ma andiamo per ordine e vi spiegherò perché oggi voglio parlarvi di questa antica storia. Partiamo col dire che Tantalo, nella mitologia greca, non era uno qualunque, era il figlio di Zeus, il re degli dei. Tuttavia, e non potrebbe essere diversamente visto che la Grecia è stata la culla della democrazia, ciò non gli ha assicurato una vita di agi e privilegi come forse gli accadrebbe se vivesse oggi. Sì perché nella mitologia greca anche il figlio del “capo” poteva fare una brutta fine. E così accadde anche al povero Tantalo. Fu infatti brutalmente punito dagli stessi dei alla cui cerchia, in qualche modo, apparteneva. C’è chi dice che la punizione fosse dovuta al fatto di aver assaggiato l’ambra (cibo riservato solo alle divinità), c’è chi invece sostiene che fosse stato punito per aver dato in pasto agli dei carne umana. Fatto sta che un bel giorno “gli abitanti dell’Olimpo” decidono di punire per l’eternità il povero Tantalo. E come lo fanno? Lo legano ad un albero da frutto con vista su un meraviglioso ruscello d’acqua dolce, e da quel momento lo sfortunato eroe, ogni volta che, preso dai morsi della fame e della sete tenterà di avvicinarsi ai frutti dell’albero o all’acqua, li vedrà allontanarsi. E tutto questo per sempre…

Perchè Tantalo?
Immagino che la storia di Tantalo, leggendola, non vi abbia messo di buon umore. Me l’aspettavo. E c’è un motivo preciso per cui oggi ve la sto raccontando. E sapete qual è? Ebbene oggi mi sento molto Tantalo anch’io. A 60 anni, dopo una vita di lavoro e, non vi nascondo, grandi soddisfazioni, ero arrivato al punto di pensare che in effetti avrei potuto ottenere da questa esistenza tutto quello che volevo. Ma evidentemente non era così. Sì perché la vita, a prescindere da quanto puoi essere bravo, ricco e bello, ama giocarti degli strani scherzi. A volte ti fa assaggiare la felicità, quella reale, intangibile e non comprabile per intenderci, e subito dopo che l’hai assaggiata (un po’ come l’ambra di Tantalo) la allontana da te o, peggio ancora, la tiene a due passi da te, te la fa vedere, ma ti impedisce di raggiungerla, di ricongiungerti con lei.

A un passo da lei
Sei lì che guardi la tua felicità a solo un passo da te. Passi notte e giorno a fantasticare su come potresti essere felice se solo riuscissi a farla di nuovo tua, ma la vita, come un vetro invisibile (ma blindato) ci si mette di mezzo. C’è chi questa felicità la trova, per quel poco che si mostra, nel lavoro o nelle soddisfazioni personali. Qualcun altro nelle relazioni. Oggi io so che esiste, l’ho provata, posso testimoniare al mondo intero che c’è che davvero, gli dei o chi per loro, hanno creato questo universo in modo tale che ognuno di noi, dopo un vagare più o meno lungo, può trovarla la sua meta di felicità. Ma il difficile è rimanerci vicino. Sapeste quanto è difficile. A volte siamo noi a rendere le cose difficili, a volte sono le persone che ci circondano a farlo, a volte è semplicemente la sfiga. Fatto sta che rimanere attaccati a questa agognata felicità è fottutamente complicato. Da fotografo l’ho riconosciuta e messa a fuoco, concedetemi il gioco di parole, ma purtroppo non è bastato a tenerla con me.
E come Tantalo mi sembra di trascorrere i miei giorni preso dai morsi della fame e della sete mentre continuo a vederla li a due passi da me, vicina ma così apparentemente inavvicinabile. Ma è davvero così? siamo davvero costretti ad accettare tutto questo? Sono almeno due anni che me lo chiedo, a volte penso di aver trovato la risposta, ma poi tutto si rimischia e torna il dubbio, torna l’incertezza.

Coraggio e fortuna
Una cosa però, come detto, è certa, io quella felicità l’ho provata e, almeno di questo, sarò eternamente grato alla vita perché, statene certi, almeno la metà di noi non ha la fortuna di provarla nemmeno una volta, chi per sfortuna chi per vigliaccheria (perché sapete, ci vuole anche molto coraggio per andare incontro alla felicità). Io ho avuto fortuna e coraggio per farla mia, per quel che ho potuto. E ne avrei ancora per poterla riabbracciare quella agognata felicità. La mia fonte della felicità. E, a differenza di Tantalo, mi piace pensare di non essere vittima di un supplizio, di un castigo eterno. Mi piace pensare che a volte l’inavvicinabile, l’irragiungibile, possa avvicinarsi o riavvicinarsi a me semplicemente con un po’ di vento a favore. Lo stesso che, in direzione contraria, me l’ha portata via… la felicità. E se il vento non dovesse cambiare, beh, non mi resterà che provare a cercarla di nuovo, altrove, in altri luoghi, in altri occhi. Io, noi, a differenza di Tantalo, e grazie al cielo, per fortuna non siamo legati ad un albero. Siamo però legati ai ricordi e ciò alle volte rende più difficile provare a cercare altrove la felicità. Ma è un compito a cui tutti siamo chiamati su questa Terra nessuno escluso. Ed io, ne sono convinto, che se mi è capitato una volta di incontrarla, di viverla allora vuol dire che c’è, che esiste. E se è così non vedo perché non debba poterla incontrare di nuovo, riviverla. D’altronde io aspetto lei ma so anche lei aspetta me. È roba mia.