"La foto del mese... Il mondo in una immagine"
Inizio oggi una serie di post che mi riprometto di pubblicare con cadenza mensile, attraverso il quale analizzo e descrivo, non solo, ed ovviamente, da un punto di vista tecnico, le immagini che maggiormente hanno segnato il mese.
Di solito, quanto a mesi, Agosto è quello dedicato alle vacanze e alle “chiusure”. Io al contrario voglio iniziare la mia rassegna proprio ad Agosto perché, in questo, ed in un giorno simbolo di questo mese, è stata scattata una fotografia che ha fatto il giro del mondo e che, ne sono sicuro, è destinata a finire sui libri di storia.
L’immagine è in questione è quella che riprende un elicottero da guerra americano mentre salva un manipolo di civili asserragliati sul tetto di un edificio di Kabul, pronti a fuggire per sempre dalla capitale del martoriato Afghanistan.
Kabul vs Saigon
Nel post (e premetto che non si tratta di una creazione originale) ho pensato anche io di affiancare questa immagine scattata a Kabul il giorno di ferragosto, ad altra immagine scattata 46 anni fa a Saigon, in Vietnam. Anche lì il soggetto erano un gruppo di militari o civili (nell’immagine non è chiaro) che provano disperatamente a salire su quello che sembra l’ultimo elicottero utile per fuggire dall’inferno vietnamita.
Tecnicamente entrambe le immagini non hanno molto da dire. È evidente che si tratta di due creazioni professionali per l’impostazione generale dei soggetti, la centratura e la scelta della luce; sono tuttavia entrambe immagini non tecnicamente perfette, una imperfezione evidentemente figlia della fretta e dell’ambiente pericoloso in cui sono state scattate.
Eppure queste due immagini sfocate raccontano e racconteranno più di tanti libri un pezzo di storia e di vita.
Storia e vita
A livello storico la foto di Kabul segna l’epilogo della fallimentare ritirata delle truppe americane dall’Afghanistan ordinata dal neo Presidente Biden. Quella di Saigon era un’altra ritirata americana, quella dal Vietnam, al termine di una lunga e sanguinosa guerra oggetto di polemiche anche in seno alla stessa opinione pubblica statunitense.
Fin qui l’aspetto storico. Ma c’è anche un aspetto che riguarda alcune dinamiche della vita, di tutti noi, che è involontariamente raffigurata in queste immagini. Ed è l’aspetto che mi ha colpito di più. Voi forse guardando in queste immagini vedrete solo un elicottero e dei disperati che cercano di salirci sopra; qualcuno ci vede la fine della guerra.
Finale
Io invece ci vedo Davide e Golia. La favola del piccolo che, contro ogni pronostico sconfigge il più grande e lo costringe a una umiliante ritirata. Non prendetemi per filo-talebano, ma non posso non vedere in queste immagini la loro rivincita ottenuta non certo coi mezzi bellici infinitamente inferiori rispetto a quelli utilizzati dalla controparte. È una rivincita basata sulla resistenza (20 di bombardamenti americani non li hanno fiaccati) ed evidentemente anche sulla sotterranea considerazione di sentirsi dalla parte giusta della storia. Noi occidentali non lo ammetteremo mai, ma per loro quella è la loro terra e quello è il posto dove imporre le loro regole, per quanto assurde a noi possano apparire.
Questa foto ci insegna che le profonde convinzioni sono ancora quelle che muovono il mondo, che lo determinano, nel bene e nel male. E che i grandi mezzi, ancora una volta, non sono per forza sinonimo di vittoria sicura.
Alle volte, questi grandi mezzi, se privi delle profonde convinzioni di cui sopra, servono a poco, se non a garantirsi una veloce ma poco dignitosa ritirata.