Le porte aperte

Ah le porte aperte. Mia croce e delizia. Sono anni che mi diletto con la fotografia, credo (senza timor di superbia) di aver raggiunto anche una certa capacità espressiva con la reflex, eppure tutt’oggi non vi nascondo che ho ancora una certa difficoltà nel capire come riprendere le porte aperte. E voi vi siete mai posti il problema?

Le porte aperte sono oggetti strani da fotografare, fateci caso. Sono ad esempio dei soggetti in cui la luce gioca degli strani scherzi, perché magari ce n’è una di certo tipo e di una certa intensità oltre la porta ed una diversa al di qua della porta stessa. E poi come inquadrarla una porta? Da lontano? Da vicino?

Ma sapete la verità, oggi che qualche anno ce l’ho, e non solo da un punto di vista fotografico, ho capito che le porte per me non sono semplici da “inquadrare” fotograficamente perché, in primis, non lo sono nemmeno da un punto di vista personale, e, senza girarci intorno, credo che la ragione, anche di questo post, sia proprio questa.

Paura e felicità

Le porte aperte rappresentano per me paura e gioia, possibilità e timori, difesa e attacco, La prima porta aperta è stata quella di casa mia a Roma, la vedevo e già immaginavo dietro di lei una vita speciale, non da "impiegato in banca" come cantava Gino Paoli. Dietro quella porta c'era un mondo e le città in cui poi ho vissuto: Atene, Las Palmas, Zurigo, Dubai, Londra e adesso Sofia. Paura e opportunità.

Da persona che qualcosa di informatica la sa, so anche le porte servono ad esempio mandare avanti le reti internet; ad esempio voi state leggendo questo post perché un mio server mantiene una porta aperta per le connessioni ad internet a chi naviga sul sito robertomaggio.it. Ma, sempre dall’informatica, sono che le porte sono l’oggetto preferito dagli hacker per sferrare attacchi. Paura ed opportunità.

Poi ci sono le porte che mi hanno aperto o, vicendevolmente chiuso quelli che nel corso del tempo sono stati i miei datori di lavoro ed i miei clienti, e quelli che invece non lo sono stati. Infine ci sono le porte aperte più difficili da gestire, quelle personali. Una porta aperta permette l’instaurazione ed il mantenimento di un rapporto. Una chiusa al contrario fa si che una relazione, un’amicizia finiscano nel contenitore dei vuoti a perdere della vita, un contenitore che ognuno di noi porta con se.

Vuoti a perdere

A me personalmente è capitato di dover mettere in questo contenitore, spesso, anche rapporti che un tempo erano importanti perché diventati logori o rami secchi, non più in grado di dare alcun frutto, o interessati. Non ne avevo più bisogno. Ma ci sono invece e, credo le abbiate anche tutti voi, le porte che non sono mai riuscito a chiudere e che mi ostino a non chiudere anche quando, qualche volta, la ragione mi chiederebbe di farlo.

Sono porte che non chiudo perché per me continuano a rappresentare il collegamento verso sogni, rapporti e aspirazioni che, malgrado in alcuni momenti sembrino impossibili da raggiungere, rappresentano ancora oggi una delle belle motivazioni per saltare giù dal letto la mattina e combattere. Come ho sempre fatto nella vita d’altronde.

Porte aperte.... Epilogo

È probabile che, come per gli attacchi hacker di cui vi parlavo prima, queste porte aperte mi possano far male prima o poi. O forse è già accaduto.

Ma, come vi ho detto all’inizio, riconosco che gestire “fotograficamente e umanamente” alcune porte aperte non mi riesce facile. Ma va bene cosi. È anche giusto che ognuno di noi nella vita si riconosca qualche debolezza. D’altro canto camminiamo su questo mondo per ricercare felicità e non patenti da super eroi, quelle non mi interessano.

Diceva John Barrymore: “La felicità spesso si insinua attraverso una porta che non sapevate di aver lasciato aperta.” Per questo sì, ho deciso, e ne sono convinto che, talune porte meritino di restare aperte. È una chance che do a chi è dall’altra parte ma è anche una chance che do a me stesso. Ne varrà sempre l’allegria, ne varrà sempre la pena.