Instagram

A costo di passare per il solito burbero e brontolone, ripeto, perché lo vado dicendo da tempo, che “Instagram nuoce gravemente alla salute”. Ma vi dirò di più miei “cari lettori”; più passa il tempo, più quella che inizialmente era una intuizione si sta corroborando in me nella più solida delle convinzioni.

Sì perché mi appare sempre più evidente come la massificazione dell’utilizzo di questi social stia completamente alterando, sia a livello personale che collettivo, la visione che abbiamo di noi stessi… Già in questo mio post vi avevo parlato del grande bluff che sta dietro i profili Instagram, vetrine del tutto virtuali che raccontano realtà personali e famigliari, nel migliore dei casi edulcorate, nel peggiore dei casi assolutamente inesistenti.

Ebbene oltre alla spasmodica ricerca dell’apparire (anche a costo di fingere) Instagram sta ingenerando un nuovo fenomeno di quella che si potrebbe definire come una nuova forma di “invidia sociale”. Attenzione. Non confondete questa invidia sociale, di cui vi parlo ora io, con la sua accezione tradizionale; per intenderci, in senso classico l’invidia sociale è quella che l’italiano medio prova nei confronti di politici, imprenditori, calciatori etc che fanno la bella vita mentre lui, l’italiano medio di cui sopra, fa fatica ad arrivare a fine mese.

Invidia sociale

Io parlo di una nuova forma di invidia sociale più “locale”, ovvero quella che nasce dal guardare il profilo Instagram delle persone che conosciamo più o meno direttamente.

Il meccanismo di base è il seguente: siamo casa seduti sul divano, e col dito scorriamo i post Instagram sul nostro smartphone. Siamo lì spettatori delle (false) vite degli altri che in quel momento, filtrate non solo attraverso i filtri Instagram ma anche attraverso lo schermo del nostro smartphone, e ci sembrano sempre più belle, divertenti e affascinanti delle nostre. Noi abbiamo i nostri alti e bassi e invece gli altri sono sempre lì che sorridono a favore di fotocamera. Noi siamo sempre a dieta o a corto di soldi, e gli altri, quelli di Instagram, bisbocciano “nei meglio” locali d’Italia e del mondo come se non ci fosse un domani. Noi facciamo fatica a guardarci allo specchio e gli altri invece di invecchiare sembrano ringiovanire anno dopo anno (anche se sarebbe meglio dire: “filtro dopo filtro”).

Questo processo è devastante perché mina l’autostima e ci fa sentire infelici anche quando avremmo tutto quello che serve per campare più che bene su questa Terra. Ed invece no, l’Instagram del vicino è sempre più verde del nostro e allora le relazioni muoiono ancora più velocemente di prima perché siamo convinti di poter trovare di meglio al di fuori della nostra. Allo stesso modo non bastano più i soldi, la nostra auto, il nostro stile di vita e il nostro lavoro non vanno più bene. E lì nasce un’altra emozione negativa, la frustrazione. Come si può infatti essere felici nel mondo patinato di Instagram con uno stipendio da 1500 euro? E da lì inizia la ricerca della scorciatoia, più o meno etica (ma chi se ne frega, siamo nell’era dell’apparenza) per far soldi e, cosa importantissima, farli subito! Sì perché non esistono più progetti a lungo termine, ma solo desideri che si esauriscono nel breve ciclo di vita di un post.

Nichilismo

Altro che era del consumismo. Qui siamo arrivati al nichilismo più puro, all’effimero che diventa legge di vita.

Io, vi confesso, per quanto frequentatore di Instagram, ho deciso di uscire questa ruota per criceti del trasformare la mia vita in un contenuto per social network. Per farlo ho deciso che ci sono cose che posso perdermi senza per questo intaccare la mia serenità; ho deciso che i rapporti, sentimentali o di amicizia che siano, sono solo ed unicamente quelli misurabili in abbracci (veri), in strette di mano (vere), in risate fatte davanti un bicchiere di Jefferson (vero).

Non lo so, sarà un fatto di età, ma io preferisco ancora “buttarmi” nella vita e nel mondo che vanno avanti fuori dallo schermo del mio iPhone. Non che mi piacciano sempre. Alcune volte, anche a me, come per tutti, il reale riserva giornate che preferirei non vivere. Quando capitano, il mio segreto, è farmi un toast, andare a dormire, e aspettare il giorno successivo. La vita vera non si scrolla con un dito, anche quando proprio ce ne sarebbe bisogno. Ma proprio questo la rende ancora più bella da vivere, da costruire giorno per giorno, esprimendo quell’impegno che fa sì che, magari non oggi, magari non domani, ma già da dopodomani, le nostra vita reale possa assomigliare a quella che sogniamo. C’è tanto di bello al di fuori dei social network, fidatevi. Ma per apprezzarlo bisogna abbandonare “le lenti del continuo paragonarci agli altri”.

Ma se ci riuscite, vi assicuro, vedrete morire ogni forma di invidia sociale e, come per magia, nel momento in cui riuscite davvero ad abbandonarvi alla vostra vita vera per quello che è, vedrete come è molto più ricca di come sin lì ve la siete raccontata, una storia assolutamente unica, irripetibile, la vostra.