Covid 19
Cosi’ esordiva la tristemente famosa Angela di Mondello, passata alle cronache per aver lanciato il tormentone negazionista sul Covid 19.
E invece il Covid c’è, eccome se c’è e si sente, si percepisce nelle paure della gente, nel senso di impotenza di fronte ad una pandemia che mai avremmo potuto immaginare neanche nel più catastrofico dei film.
La gente si ammala e muore. E i morti ormai si contano a milioni in tutto il mondo.
Io sono stato fortunato, ho scoperto di avere il Covid facendo un tampone per partire per le Maldive ma non ho avuto conseguenze, dopo 8 giorni il test rapido era già negativo e dopo 12 giorni anche il tampone molecolare.
Fortuna? Stile di vita? Alimentazione? Non lo so, nessuno lo sa. Fatto sta che non ho avuto nessun sintomo se non una febbre a 37,2 nei primi due giorni e basta.
Un anno dopo
Dopo un anno dall’inizio della pandemia ancora si fanno supposizioni, ipotesi. Perché’ alcuni individui si ammalano ed altri invece sono asintomatici? Nessuno lo sa… e girano i più disparati consigli su rimedi miracolosi, chi ti consiglia la vitamina D, chi Lactoferrina, Vitamina C e chi più ne ha più ne metta.
Sembra strano che al giorno d’oggi, con la nostra tecnologia e il nostro sapere un minuscolo virus possa mettere in discussione tutte le nostre certezza, tutta la nostra vita.
Sì perché’ alla fine questa pandemia ha letteralmente sconvolto il nostro sistemi di vivere.
Lo stato di isolamento e il distanziamento a cui siamo stati sottoposti, la difficoltà di prevedere gli eventi e la paura dei contagi, ci hanno costretto ad un cambiamento delle abitudini e degli stili di vita oltre che ad una diversa gestione della nostra “comfort zone”.
Siamo quindi portati ad effettuare rinunce, a rivedere le nostre priorità’ e a un forzato distanziamento sul piano sociale che favorisce condizioni di isolamento e solitudine. Tutto questo per un’emergenza sanitaria. Non lo avremmo mai immaginato neppure nei nostri peggiori incubi.
Non ci aspettavamo tutto ciò; questa pandemia che ha ci portato ad isolarci da tutto e da tutti. Nelle nostre case anche se superconnessi con il mondo ma pur sempre forzatamente isolati.
Una condizione questa che a noi, gente del XXI secolo, ci va davvero stretta perché’ non solo ci priva della nostra libertà di fare, muoversi, relazionarsi, incontrarsi ma ci ricorda ogni giorno il motivo per cui sta accadendo, alimentando le nostre fobie perché’ è a rischio il nostro bene più prezioso: la salute, la vita.
Una considerazione
Facevo infine una considerazione. Credo che questa pandemia da Covid 19 abbia portato alla luce dei curiosi paradossi. Alcuni solo verbali, ma incredibilmente pesanti di significato: pensate che mai, come oggi nella storia, essere “negativo” è qualcosa di “positivo” (e viceversa). Ma c’è di più, qualcosa di molto più serio che va oltre questi giochi di parole.
C’è che abbiamo ritenuto sin qui che internet potesse bastare ad accorciare le distanze; oggi se dove fare una call con la Cina vado su Zoom o su Meet ed in pochi secondi siamo gli uni di fronte agli altri. Ciò però non ha portato a una diminuzione delle interazioni trans-nazionali. Anzi il contrario. Il paradosso attuale della globalizzazione delle scambi commerciali e dei servizi ci ha invece dimostrato che, proprio in ragione di quanto in realtà siamo ancora molto vicini e collegati, anche fisicamente (europei, asiatici, americani e africani), un virus oggi attraversa il mondo viaggiando in business class in aereo, ed in dieci ore arriva dal Shangai a Milano.
Abbiamo visto avverarsi in maniera plastica il famoso detto per cui un battito d’ali di farfalla è in grado di generare un uragano dall’altra parte del mondo, decifrato nelle teorie di Edward Lorenz e Alan Turing.
Mai come ora siamo collegati su questa Terra, e quindi equamente responsabili gli uni delle azioni degli altri.