La paura

È che a noi ci ha fregati l’uomo primitivo! Già, proprio così. Sapete come nasce la paura, qualsiasi tipologia di paura? Nasce per l’appunto dall’uomo primitivo che, poverino, ogni giorno oltre ad essere più veloce della gazzella, se voleva mangiare, doveva anche essere più veloce del leone, se non voleva essere mangiato. Per questo la natura l’ha dotato della paura, un sentimento che in realtà nasce dalla chimica, ovvero dall’aumento di un ormone nel sangue, il cortisolo, a cui corrisponde un aumento del battito cardiaco e maggior energia che scorre nelle vene. Ecco, la paura, questa sconosciuta, è tutta qui; un eccesso di cortisolo. Facile da spiegare complicatissima da trattare. Sì perché, credetemi perché l’ho visto coi miei occhi, la paura è perfettamente in grado, se ci si mette, di rovinare la vita delle persone. Vi dirò di più: la paura è, secondo me, il principale deterrente verso la felicità. A partire dall’uomo primitivo ad oggi, il concetto di paura, le sue cause, le sue manifestazioni, si sono evoluti; non essendoci più il leone di cui sopra a minacciarci, l’uomo moderno è stato bravissimo (sarcasmo) nel trovarsi nuovi motivi di paura. Si dice, addirittura che anche il potere politico, non solo quello delle dittature per intenderci, si regge sulla paura dei sottoposti (pandemie, guerre, vi dicono qualcosa?): chi ha paura è più facilmente governabile. Rimanendo più sul pratico la paura è entrata a far parte della vita di molti di noi, compagna sgradita, peggiorandola, precludendoci esperienze e scelte, che senza di lei saremmo in grado di fare. Non avete idea di quante volte mi è capitato di vedere persone, anche a me vicine, che hanno rinunciato magari ad una nuova occasione di lavoro, o addirittura, anche all’amore, per colpa della paura. Si dice che l’amore sia la ragione di tutto, il Sole che fa muovere le nostre esistenze, il motore più potente eppure, se la paura ci si mette di mezzo, anche questo motore si inceppa. Fidatevi!

Siate onesti

La paura, non è una colpa. Non bisogna quindi sentirsi colpevoli se, di fronte a una scelta o una opportunità importante, veniamo colti dalla paura. Ma bisogna almeno essere onesti e riconoscerla. Già perché nel momento in cui andiamo a riconoscere e a conoscere quelle che sono le cause della nostra paura, oltre a fare un esercizio di onestà verso noi stessi e verso gli altri, facciamo anche un primo passo verso un possibile affrancamento dalla paura stessa. Come possiamo infatti smettere di avere paura di qualcosa, se non lo abbiamo ancora messo a fuoco. Ecco perché dunque, psicologi e mental coach, di fronte alla paura patologica, consigliano innanzitutto di mettere nero su bianco quali sono le cose ci fanno paura, e già questo primo step, statistiche alla mano, dicono, è in grado di alleviare quel senso di sofferenza. Ci sono poi altre pratiche che vengono suggerite per provare a vincere la paura. Ad esempio se siamo spaventati dalle novità un esercizio utile è quello di provare ad “assaggiarle” in piccole dosi. Supponete ad esempio che siete spaventati dall’idea di cambiare la vostra città e trasferirvi definitivamente in un’altra: un utile esercizio per stemperare la paura potrebbe essere quello di andare all’inizio nella nuova città per piccoli periodi di tempo via via crescente. Ci sono poi paure legate al senso del “danno”. C’è chi ad esempio ha una fottuta paura di perdere una persona cara, per abbandono o per morte, o di perdere il lavoro, di perdere il benessere acquisito; tutte paure legate ad un senso di danno a se stessi derivante da tali perdite. In questo caso non è possibile applicare il metodo succitato ed è invece utile applicare una tecnica differente che è la seguente: avete paura che avvenga un evento X? Benissimo, provate a scrivere su un foglio quali pensiate possano essere tutte le conseguenze di questo evento X sulla vostra vita. Non serve che siano cause realistiche, scrivetele comunque tutte. Ebbene facendo questo esercizio molto probabilmente arriverete a vedere che tutto sommato, già nella vostra stessa immaginazione, i danni derivanti da un tale evento non sarebbero così disastrosi per la vostra vita come ve li siete sin lì immaginati! Prima di scriverli magari nella vostra testa ne avevate creati molti di più di quelli che poi, razionalmente, siete arrivati a immaginare.

La sopravvalutazione

E qui arriva un punto nodale comune a tutte e due le tipologie di paura elencate prima che è la “sopravvalutazione della paura”. In cosa consiste? Consiste nel fatto che nel 95% dei casi (percentuale altissima se ci pensate) abbiamo paura di cose che o non avverranno mai nella nostra vita, oppure, anche quando avvengono, non portano tutti quei danni che avevamo supposto. 95%! E voi siete disposti a rovinare la vostra vita per quel maledetto 5% di sfiga? E badate bene che non è una questione di coraggio. Spesso quando si parla di paura si tende a contrapporla al concetto di coraggio: chi ha coraggio non ha paura, e viceversa. Stronzate! La verità è che chiunque, anche il più pusillanime, ha in se gli strumenti per vincere non dico tutte ma quasi tutte le paura che lo attanagliano. E la ricetta è molto più semplice di quella che si pensi. Non serve infatti per forza coraggio che, lo sappiamo, non ci è stato distribuito a tutti in parti eguali da Madre Natura. Sapete cosa serve? Serve solo la capacità di accettare che nella vita ci possono essere fallimenti. Qualcosa ti spaventa? Provalo, accetta il rischio, male che va avrai fallito ma se non ci avrai nemmeno provato avrai bruciato il tuo tempo in inutili attese. E credetemi, a conti fatti, soprattutto quando gli anni iniziano a passare, fa molto più male ripensare al tempo perso e non ai fallimenti. Ai propri fallimenti, guardandosi indietro, si guarda addirittura con compatimento. Al tempo perso si guarda invece con rabbia… Verso se stessi. Per questo ogni giorno provo a non farmi truffare dalla paura. La ascolto, la valuto, perché non sono un incosciente, ma non lascio mai a lei l’ultima parola. Provateci anche voi!