Prima di parlare di Marrakesh

Noi italiani, e in generale noi europei, siamo sempre stati abituati a guardare ai Paesi Nord Africani come al luogo dei nostri fratelli minori, i più poveri, i più litigiosi. Un punto di vista altezzoso, il nostro, tutto da giustificare ben inteso, che nasce da secoli di predominio che hanno visto noi sfruttare loro. Inutile dire che a me questi filtri, per quanto spesso negati dai più per non essere tacciati come razzisti (ma profondamente presenti nel 99% della popolazione italiana e europea in generale), mi hanno sempre fatto particolarmente ridere. In senso amaro si intende. Sì perché nella mia mente non esiste proprio il concetto di nazionalità, esistono le persone e basta. Che poi siano bianche o nere, uomini o donne, etero o altro, poco mi interessa: nel lavoro come nell’amicizia ho scelto sempre e solo in base ad un solo criterio, avere affianco a me solo il meglio. Questi preconcetti di cui vi parlavo risultano essere ancora più fallimentari quando si cerca di inquadrare la natura di una città come Marrakesh, in Marocco. A cosa pensate se leggete questo nome? Molto probabilmente la vostra immagine (soprattutto se non ci siete mai stati) è animata da grandi rumori e confusione, quelli dei bazar di Piazza Jemaa el Fna, che con il suo mercato all’aperto, pieno di gente quasi h24, è un luogo simbolo della città a livello turistico. Ebbene Marrakesh, quella che io ho avuto modo di apprezzare in questi giorni di fine maggio è questo ma è molto di più. E se dovessi cercare di sintetizzarne l’essenza in un’unica parola userei il termine “semplicità”. Allarme spoiler: in questo post troverete ripetute non so quante volte parole con la radice “semplice”. Seguitemi e scoprirete perché. Marrakesh è stata per tanto tempo la capitale del Marocco e per questo qui si possono trovare decine di palazzi e altre costruzioni regali tipiche dei luoghi di potere. Ma è questo che mi ha fatto innamorare di Marrakesh? Assolutamente no, come detto l’elemento chiave che mi ha molto più colpito di questi posti è lo straordinario senso di “semplicità”, una religione implicita e quindi non dichiarata, ben più radicata della religione ufficiale di questi luoghi, il musulmanesimo.

La regola della semplicità

Marrakesh ed il Marocco in generale sono semplici. Una semplicità che possiamo trovare ovunque, prima ancora nei canoni estetici del posto, tanto nell’eleganza degli edifici storici più suntuosi, quanto in una finestra assolata colorata dai fiori. Una semplicità che ritrovi nelle persone, anche quelle al di fuori Marrakesh, per intenderci quelle che vivono nelle zone rurali o addirittura nel vicino deserto, persone sempre pronte ad accoglierti nella loro casa (e sottolineo casa, e non in una stanza di un albero extralusso) con un sorriso ed una grande semplicità d’animo, senza per questo aspettarsi qualcosa in cambio da te. Sarà che sono poco abituato a questa gratuità dei rapporti, ma non vi nascondo che mi ha fatto far pace con l’essere umano, sentirmi accolto in casa di perfetti sconosciuto, subito pronti a prepararmi un te o farmi assaggiare qualche prodotto tipico del posto, e non perché volessero per forza vendermelo. No, in questa parte del Marocco, un po’ come dicevo prima, la semplicità e, ci aggiungerei, l’accoglienza sono un abito mentale comune a tutti, giovani e anziani, ricchi o poveri.

Illuminante

Illuminante in questo contesto è l’esempio del mio autista. L’ho conosciuto appena arrivato a Marrakesh e con la sua disponibilità, il suo sorriso e, ripeto, la sua semplicità, mi ha accompagnato per tutti i giorni di permanenza lì in città, con grande abnegazione, sforzandosi di regalarmi prima di tutto una grande esperienza umana (ovviamente collegata alla bellezza dei luoghi che visitato). Sorrisi e semplicità che mi hanno aiutato a star bene. E questo non lo scorderò mai. Ma c’è un momento particolare, quasi catartico direi, della mia permanenza a Marrakesh che vi voglio raccontare. Un giorno, seduto a godermi l’inizio dell’aria più fresca della sera sorseggiando un te, l’ennesimo, iniziavo a fare un po’ il punto sulla vacanza. Di lì tante considerazioni ed una in particolare: come cavolo siamo bravi noi abituati agli agi e alla velocità delle metropoli europee, a complicarci inutilmente la vita, da tutti punti di vista possibili.

Finale

Ci complichiamo la vita innanzitutto da un punto di vista materiale. Abbiamo tutto ma invece di goderne delle cose che abbiamo ne diventiamo schiavi; non siamo infatti capaci nemmeno di immaginare le nostre esistenze senza tutti i nostri elettrodomestici, le nostre macchine veloci, l’acqua calda a comando, e la corrente a palla per l’aria condizionata. La gente di Marrakesh, ed in particolare gli abitanti delle zone rurali, hanno poco o niente di tutto ciò, eppure, vi assicuro che raramente nel mondo (e come sapete l’ho girato tutto) troverete qualcuno più sereno e compiuto di loro. Ma noi “navigatori esperti di città”, citando Raf e Umberto Tozzi, siamo anche incredibili “complicatori” dei rapporti personali. Premi Nobel nell’incasinarci la vita nostra e di chi ci è vicino, sentendoci tutti il centro di universo che esiste solo nella nostra testa e che già pochi centimetri dal nostro naso non ha alcun senso. Arrivi a Marrakesh pieno di te del tuo vivere, e poi conosci storie personali che riempirebbero 10 serie Netflix, ma che non autorizzano i loro protagonisti, la gente di Marrakesh, a perdere quel valore della semplicità che, se non si fosse capito, è il leitmotiv di questo post. Sapete qual è il segreto? “Semplicemente” da quelle parti, umiltà e semplicità sono due vestiti che tutti quanti non hanno paura di indossare, e non per modestia; unicamente perché hanno compreso qui, a Marrakesh, che se impari a vivere - tenendo le cose semplici - , alla fine, - semplicemente -, vivi meglio.