Lasciar andare

C’è una frase molto bella che dice “Lasciar andare significa rendersi conto che alcune persone fanno parte della tua storia, ma non fanno parte del tuo destino.” Ecco, se devo essere onesto con me stesso, nella vita ho imparato a fare tante cose, con una punta di orgoglio non faccio fatica ammettere che ho raggiunto traguardi che, da giovane, non avrei mai potuto immaginare. Ma c’è una cosa che, tutt’oggi, e a fronte di qualche capello bianco in più, non riesco ancora a fare ed è lasciare andare. Lasciare andare mi viene tremendamente difficile. A dirla tutta anzi il mio istinto, di fronte ad ogni tipo di avversità, è proprio il contrario, ovvero quello di combattere, dannarmi l’anima e la vita finché non ho raggiunto il mio obiettivo, conquistato o riparato ciò che andava aggiustato. Sono fatto così, ma non per questo ho la pretesa di pensare di essere fatto nella maniera più giusta, almeno da questo punto di vista. Mi rendo infatti conto di come spesso finiamo per intestardirci nell’ottenimento di obiettivi di cui non abbiamo più bisogno o addirittura ci fanno male, semplicemente perché non vogliamo ammettere che li abbiamo già persi, o meglio ancora che non ci servono, non fanno parte del nostro percorso. Alle volte, nei casi più difficili, il lasciar andare si fa particolarmente duro quando si tratta di persone. Compagni di viaggio che ci sono stati accanto per un tratto di vita più o meno lungo, ad un certo punto, possono separarsi da noi. E ciò avviene per i motivi più disparati: alle volte ci pensa la vita (o la morte) a dividerci, e in quei casi forse è più facile accettare di “lasciare andare”, anche se, anche questo esercizio può costare lacrime. Altre volte invece sono le scelte del nostro libero arbitrio, il mio come quello degli altri, che ad un certo punto ci portano ad un bivio del nostro percorso in cui “la loro strada” si separa dalla “nostra strada”. E noi magari non siamo d’accordo, sbraitiamo, ma poi, diciamocelo chiaro, non abbiamo altra scelta se non quella dolorosa di aprire le dite della nostra anima e lasciarli andare.

Passato e futuro

Da quel momento saranno passato, ma non saranno futuro. E sarà più giusto così. Perché il camminare insieme su questo pezzo di mondo non deve essere una richiesta o un obbligo, ma una libera scelta che ogni giorno ognuno di noi dovrebbe fare in consapevolezza e libertà. Amici e relazioni nascono nell’ambito della libertà; nessuno può costringerci a diventare amici o innamorarci di qualcuno. Allo stesso modo questi rapporti reggono finché c’è la libertà di dirsi di sì ogni giorno. Quando questo manca e si continua comunque a stare insieme allora non è più amore, non è più amicizia, è consuetudine. Lasciar andare è dunque, come detto, un processo doloroso ma, nota positiva, ha anche incredibili effetti taumaturgici sulla nostra anima. Concedetemi il paragone un po’ pulp se comparo il lasciare andare al vomitare; sul momento non è assolutamente piacevole, ma dopo stiamo bene. Siamo più leggeri e, inaspettatamente, ci rendiamo subito conto che possiamo vivere anche meglio in alcuni casi anche senza la persona (o se volete la cosa) di cui abbiamo iniziato a fare a meno, volenti o nolenti.

Let it be

Lasciare andare richiede grande maturità, richiede saggezza, quella che ti permette di fare quel minimo salto logico grazie al quale capisci che devi imparare a circondarti di ciò che avrai bisogno anche domani, e non solo di quello che ti serve adesso. E quando lo fai ti rendi conto che poi, alla fine, le cose di cui hai veramente bisogno sono molte meno di quelle a cui pensavi. Appena provi a restringere il campo a ciò che davvero è “necessario”, negli affetti come nei beni materiali, ti scopri ricco e fortunato, e man mano che impari a lasciare andare diventi anche sempre più libero. Bisogna provarci. E non perché ce lo chiede qualcuno, o perché dobbiamo o perché ce lo impone la società. No, dovremmo imparare a lasciare andare prima di tutto perché abbiamo il sacrosanto diritto e dovere di essere felici, e per esserlo, come ho letto una volta bisogna “Arrendersi a ciò che è. Lasciar andare quello che era. Avere fede in quello che sarà”