Genio e Solitudine

Si parla sempre di “genio e sregolatezza”, eppure, mi vado sempre più convincendo, che ancor più che con la sregolatezza il genio si accompagni a qualcosa di diverso, e meno piacevole, la solitudine. È un’asserzione a cui sono arrivato semplicemente sulla base di una personale statistica, basata su quelle che, sin qui, sono state le mie conoscenze di vita. Eppure, ne sono sicuro, che se anche voi ci fate caso, pensando alle persone più geniali che vi vengono in mente (sia che le conosciate direttamente, sia che le abbiate viste al massimo in tv o sui giornali), vedrete che i nomi che vi arriveranno per primi sono quelli di personalità di grande successo ma anche molto sole. Grandi scrittori, artisti, cantanti, sportivi, politici e imprenditori: tutti quelli in cui, oggettivamente, è possibile ritrovare grandi doti di genialità (ognuno nel suo campo), sono anche quelli più soli, tanto nel pubblico quanto nel privato. Strano a dirsi visto che poi il successo è un grande magnete verso gli altri. Ma sono spesso rapporti di convenienza o che comunque, al di là dell’affascinazione che i grandi geni sanno esprimere, non vanno. Il genio è solo, c’è poco da fare. Lo è innanzitutto perché, proprio perché genio, è difficile trovare qualcuno sulla “tua stessa linea”, come dicono gli inglesi. È complicatissimo. Un po’ come i numeri primi del libro di Giordana, i geni non riescono a scomporsi se non per loro stessi. Difficile entrarci davvero in sintonia. E ciò è anche fonte di grande frustrazione perché, questa solitudine, i geni, a volte se la cercano, a volte se la impongono, a volte invece la subiscono. Sono geni, ma soffrono anche loro.

Dimensioni

Ma il genio ha bisogno di solitudine perché è solo in questa dimensione che riesce a esprimere se stesso. Chiariamoci: una cosa che ho capito e di cui sono sicurissimo è che molte forme di sofferenza psicologica nascono non tanto e non solo dai traumi esterni ma anche dalla impossibilità o incapacità di esprimere quello che si è realmente. Se siamo fatti in un modo, di natura, ma poi proviamo a incanalarci secondo strutture socialmente accettate prima o poi la pagheremo, sotto forma di ansia, depressione o disturbi simili. Ecco quindi che il genio, quello che si è realizzato, per arrivare a quel punto, deve aver prima di tutto riconosciuto la sua genialità e poi deve averla rincorsa. E in questa rincorsa è inevitabile che si perda chi gli sta intorno. Un processo doloroso ma indispensabile perché tale solitudine sarà l’humus su sui si svilupperà la sua creatività. De Andrè (grande genio, grande “solo”) diceva che la solitudine può portare a forme straordinarie di libertà, ed il genio ha bisogno di libertà per potersi esprimere, non lo puoi ingabbiare. La genialità dunque influenza fortemente i rapporti dell’individuo, anche quelli sentimentali delle relazioni. Non c’è alcuna speranza infatti che un genio, il vero genio, possa davvero legarsi ad una persona sola e per sempre. È un’illusione. Sono dei grandi conquistatori perché, diavolo, hanno fascino da vendere. Li senti parlare, li vedi esprimersi, li vedi creare e rimani li, con la bocca aperta come un bambino al luna park. Come cavolo fai a non innamorarti di un genio? Come cavolo fai, quando hai modo di conoscerlo da vicino, a non pensare che è la persona perfetta per vivere un lungo percorso di vita insieme senza mai annoiarsi? Come fai? Non lo fai! Ed infatti ci si innamora di questi maledetti geni, con la stessa prevedibilità con cui la mosca finisce sul miele. Ma anche la fine è la stessa, della mosca; ci si rimane impigliati, ci si rende conto che poi, vista da vicina, la vita accanto ad un genio è tutt’altro che piacevole, e quando cerchi di distaccarti è troppo tardi perché ormai ti è entrato letteralmente anche nelle vene.

Una brutta piega

Una piega tremenda che, tuttavia, non smette di farmi guardare con grande fascinazione a tutte le forme di genialità e che, non vi nego, mi spinge anche a coltivare le “mie” forme di genialità; ognuno ha le sue. Solo che adesso guardo alla genialità, quella altrui, cercando sempre di mantenere un passo di distanza, perché non voglio più impigliarmici come la mosca di cui sopra. Continuo ad ammirare la genialità perché in essa riconosco uno dei sali dell’esistenza, uno dei grandi segni distintivi che ci differenzia dagli animali, sicuramente il primo grande motore del progresso, non solo quello tecnico scientifico, ma anche quello artistico, che per me è altrettanto importante. Abbiamo ancora tanto bisogno di geni. Ne avremo sempre bisogno. E pazienza se non riusciremo mai ad intenderci fino in fondo con loro. Se ci deluderanno. Se ci tradiranno. Abbiamo comunque bisogno di loro e abbiamo il dovere di garantire loro la libertà di cui hanno bisogno. Se vogliamo evitare di farci male ci basterà rimanergli a un metro di distanza, come dicevo prima… A condizione che ci si riesca. Ma che siano ad un metro o un centimetro da noi, saranno sempre uno spettacolo da vedere.

“Cantate e danzate insieme e siate felici, ma fate in modo che ognuno di voi sia anche solo, come sono sole le corde di un liuto, sebbene vibrino alla stessa musica.”
KHALIL GIBRAN