Non si può giudicare la vita degli altri non vivendola da dentro così come non puoi indovinare la formula di una bevanda semplicemente bevendola.

Mi è venuta in mente questa frase l’altro giorno. Ero in giro, ad un ristorante, ed un avventore del locale aveva ordinato la sua Coca Cola ghiacciata, prontamente portata a tavola dal solerte cameriere. Guardavo quel bicchiere e pensavo a quanti, saranno ormai miliardi, hanno assaggiato la Coca Cola almeno una volta. Tanti, altrettanti miliardi, l’avranno bevuta decine, centinaia di volte eppure nessuno di loro, nemmeno quello dal palato più fino e cintura nera di chimica sarebbe in grado di decifrarne la formula chimica della Coca Cola, che è infatti un segreto, nemmeno dopo tantissimi assaggi.

E ho pensato come questo stesso ragionamento, opportunamente rimodellato, si possa applicare alle nostre vite. Nessuno, neanche la persona con cui condividiamo la maggior parte della vita, potrà mai capire fino in fondo il nostro vissuto, le nostre scelte, per il semplice fatto che lui o lei, per quanto vicini, hanno visto la nostra vita guardandola da al di fuori del nostro guscio.

Quando si capisce questo passaggio, quando ci si rende conto che mai potremo avere gli elementi per farlo, impariamo a smettere di giudicare gli altri.

Sapete, il mio rapporto con i giudizi che gli altri possono esprimere su di me ha vissuto fasi alterne. C’è stato un periodo in cui ci facevo attenzione. Poi pian piano maturando ho imparato a fregarmene e, credo, ci sono riuscito proprio perché ho capito che il grande problema nel giudicare sta nel fatto che chi è fuori non vede come certe cose vengono vissute da dentro, e non le potrà mai capire.

Non vi nascondo che, malgrado la forte corazza di cui ho imparato ad equipaggiarmi, ancora oggi ci sono dei giudizi a cui tengo e che, quando sono negativi, mi fanno male: sono quelli delle poche, pochissime (direi due o tre in tutto) persone a cui tengo più in assoluto, più della mia stessa vita. Mi rendo conto tante volte che loro mi giudicano e che, per quanto a me vicine, non condividono sempre le mie scelte, e quando ciò accade, e quando da ciò ne nasce un giudizio nei mei confronti, ne soffro maledettamente.

Credo sia normale ma, credo anche, a un certo punto bisogna imparare ad accettare che la “diversità di vedute” non è un problema ma il sale stesso delle nostre esistenze, l’elemento determinante che ci rende unici.

Bisogna solo imparare a separare la diversità di vedute dal giudizio del tipo “ non avrei fatto come hai fatto tu ma non ti giudico per questo”, ma capisco che per tanti questo è un passo ancora troppo grande da fare. Nel frattempo dovrò essere io ad imparare ad accettare questi giudizi. Non li condividerò. Semplicemente capirò che è normale che mi vengano addosso, come la pioggia nel giorno che hai messo il vestito leggero.

So bene che quello che ho fatto e quello che farò nella vita non verrà sempre condiviso dalla gente a cui voglio bene. Ma sono un viaggiatore che da sempre ha puntato la prua della sua barca in direzione della felicità, e in questo viaggio ho imparato ad accettare tempeste e mareggiate, consolandomi con i cieli stellati delle notte serene, e con la consapevolezza di avere una missione da portare a termine… verso me stesso e quello che merito di vivere.