Social Networks?

In un post di qualche tempo fa che potete vedere qui lanciavo la mia denuncia verso Instagram e Facebook, più la prima a dire il vero, una denuncia in cui rilevavo come, secondo quella che è la mia esperienza personale, i Social Network nuocciono alla salute.

Poi mi capita di leggere per caso questo articolo del Corriere della Sera web, e scopro che quella non era solo una mia considerazione ma anche una consapevolezza ben in seno non ad una associazione di genitori bacchettoni che odia i social ma allo stesso management di Facebook e Instagram (e Whatsapp).

Tutto parte da una inchiesta clamorosa del Wall Street Journal che ha messo nero su bianco come il management di Facebook e Instagram sia da tempo consapevole dei danni psicologici che i social stanno creando soprattutto nelle menti in via di sviluppo dei più giovani.

Una notizia che, in un mondo e in un Paese normale dovrebbe far saltare tutti dalla sedia, ma non è così. I genitori di oggi sono infatti incapaci di esercitare qualsiasi tipo di controllo sull’utilizzo dei social da parte dei loro figli perché sono loro i primi a non riuscire a farne a meno.

I Danni

Ma quali sono i danni psicologici riportati dal Wall Street Journal. Si parla di come, proprio a causa del raffronto continuo con modelli di perfezione estetica, il 33% delle ragazze fatica a sentirsi a proprio agio col proprio corpo, il 40% di loro non si sente attraente o peggio ancora sente i social come uno strumento di pressione e non di svago come dovrebbe essere.

Sapete cosa significa questo? Significa avere più ragazzi e ragazze in crisi di ansia o peggio ancora attanagliati dalla morsa delle depressione; e così, oltre ai like, ai nostri giorni, aumenta a dismisura anche il consumo di psicofarmaci da parte degli under 18.

Nel peggiore dei casi la non accettazione prima del proprio corpo e poi della propria persona tout court porta al suicidio (prima causa di morte tra i teenager americani in questi anni).

L’inchiesta del Wall Street Journal ha inoltre portato alla luce come il management di Facebook e Instagram siano ben al corrente di queste distorsioni sociali indotte dai propri servizi, ma non voglia agire per motivi economici; finché la gente posta su Facebook e si fa selfie su Instagram loro ci guadagnano… E parliamo di cifre astronomiche.

Soluzioni?

Come se ne esce? Da uomo e da padre onestamente non ho una ricetta immediata da suggerire. Credo che lo studio (per conoscere questi pericoli) ed il dialogo famigliare (per imparare a gestirli) siano sicuramente il primo kit di pronto soccorso a cui fare riferimento. Non esistono infatti bacchette magiche in grado di far sparire i social dalla vita delle persone; ma, con dialogo e formazione, possiamo insegnare ai più giovani a gestirlo. Un po’ come si insegna loro il valore della contraccezione. Ormai nemmeno i preti si sognano più di dire ad un teenager di non fare sesso; quello che invece si fa e si dovrebbe fare e spiegarli come farlo in modo sicuro.

Ecco, e scusate l’eccesso di metafora, oggi avremmo bisogno di un “condom contro i social network” il cui utilizzo va assolutamente insegnato ai più giovani. Uno strumento che permetta loro di trarre da questi servizi tutto il divertimento e l’utilità, senza però diventarne schiavi, senza i social e la propria popolarità diventino gli unici metri con cui valutare il valore della propria vita.

Lo chiamo provocatoriamente “condom contro i social network” ma in realtà sarebbero altre le parole da usare. Dovremmo parlare di dialogo in famiglia e di formazione a scuola.

Il mondo del domani non ha bisogno di follower (dall’inglese “persona che segue”) ma di leader (sempre dall’inglese “persona che conduce”); altrimenti tra 20 anni finiremo per essere un popolo di zombie pronti a replicare nella nostra testa pensieri mai autentici ma solo figli di quello che abbiamo letto da qualche parte. Sapremo tanto, ma non avremo capito nulla.

Smetteremo di guardarci allo specchio per capire ogni mattina chi siamo e cosa stiamo diventando demandando ad Instagram ed ai suoi influencer il compito di dirci chi siamo e di scrivere il nostro destino